da redazione

Diego Galdino, lo scrittore barista, esordisce nel 2013 con Il primo caffè del Mattino (Sperling & Kupfer), “caso letterario” che presto diventerà anche un film. Da quell’anno in poi seguono altre pubblicazioni come Vorrei che l’amore avesse i tuoi occhi (Sperling & Kupfer, 2014) e Ti vedo per la prima volta (Sperling & Kupfer, 2017), quest’ultimo un romanzo che tratta il tema della narcolessia. Il suo libro più recente, Una storia straordinaria (Leggereditore), è uscito nelle librerie a febbraio del 2020 e racconta la storia di due giovani ragazzi come tanti, che vivono a Roma, non si conoscono, eppure le loro strade si sfiorano senza mai incontrarsi fino al momento in cui le cose per entrambi cambiano, la vita assume un aspetto diverso ed è in quel momento che il loro percorso si intreccia grazie a una passione che li lega: il cinema.
Una storia straordinaria è un romanzo romantico e trasparente, per quanto tratti anche temi difficili. C’è qualcosa in particolare che ti ha ispirato questa storia?
Questa storia è nata una mattina d’estate durante una passeggiata al Giardino degli aranci sull’Aventino con le mie figlie. Seduto su una panchina, ho chiuso gli occhi per qualche secondo, chiedendomi cosa avrei fatto se improvvisamente mi fosse stata tolta per sempre la possibilità di guardare le persone che amo, Roma, i film. Ho proiettato il dopo nella vita di Luca, il protagonista della storia. Ho capito che avevo scritto una storia straordinaria quando la Leggereditore, dopo aver letto il libro, ha deciso di lasciare il titolo invariato.
Nel libro vengono richiamati i cinque sensi: olfatto, gusto, udito, tatto, vista. Che ruolo hanno per te i sensi in una storia d’amore?
Sono fondamentali. Ci aiutano a far diventare ogni momento trascorso insieme alla persona amata un prezioso momento da custodire per sempre. Gli orientali in tal senso hanno molto da insegnarci. La loro lentezza positiva nel vivere i sentimenti viene supportata dal saper gratificare ogni senso nella giusta maniera, prendendosi tutto il tempo necessario per apprezzarne la capacità di suscitare emozioni.
Luca, il protagonista del romanzo, perde la vista, così in gran parte del libro si vede il mondo attraverso la sua prospettiva, è il mondo raccontato da un giovane ragazzo non vedente. È stato difficile entrare nel personaggio?
Si è rivelato un compito arduo. Per quanto riguarda Luca, ho affrontato il suo percorso dalla luce al buio perenne in prima persona proiettando su di me i suoi stati d’animo, la sua voglia di non arrendersi a un destino infame.
Nel libro viene affrontato il tema della violenza, e soprattutto della paura. Silvia subisce un’aggressione e cerca di difendersi dal mondo standone alla larga. Come nasce l’idea di parlare di questa tematica?
Per Silvia ho ragionato da padre di due figlie a cui non posso stare sempre vicino per proteggerle. Ho unito i loro caratteri completamente diversi rendendola una donna che avrei tanto voluto aiutare. Nel mio piccolo, l’ho fatto come autore mettendo sulla sua strada un uomo come Luca, capace di farle capire che bisogna sempre continuare ad avere fede nell’amore. Perché l’amore rende qualsiasi vita meravigliosa.
Oltre a essere un romanzo d’amore, Una storia straordinaria sembra quasi un tributo al cinema. Come mai hai deciso di far parlare i personaggi attraverso i film?
Perché io lo faccio in continuazione, come il protagonista del mio romanzo. Ho la brutta abitudine, come lui, di esprimere concetti o fare degli esempi attraverso le scene di film. Il problema è quando la persona con cui interagisci non ha visto il film di cui parli.
Una Storia Straordinaria è un romanzo che racconta molti luoghi di Roma. Sei legato, e in che modo, ai luoghi di cui racconti?
Come dico sempre, Roma è una città che non finisce mai. Puoi viverci una vita intera e l’ultimo giorno della tua esistenza trovare un angolo meraviglioso che ancora non avevi mai visto.
Una delle citazioni del tuo libro è una frase del regista Tim Burton: “È bene per un artista ricordarsi sempre di guardare le cose in un modo nuovo, strano”. Quali sono secondo te un film e un romanzo che sono riusciti appieno nel vedere le cose in un modo nuovo?
Per quanto riguarda il romanzo, mi viene in mente Proibito di Tabitha Suzuma. Leggendo questo libro si capisce che l’amore è l’amore, punto. E non ci si può fare niente. Per il film penso al coreano Il Mare, da cui è stato tratto il remake La casa sul lago del tempo. Anche in questo caso lo strano diventa nuovo supportato da un sentimento, da un destino che si fa beffe del tempo.