La cittadella delle lettere pullula di zombie. Che fare? Innanzitutto tirare la cinghia e far finta di niente. Fingere che tutto sia uguale a un anno fa. Dire ad esempio che sei tu ad aver lasciato il lavoro in casa editrice anziché essere l’ennesima vittima di una sforbiciata collettiva. Far vedere di star bene. E poi ripetere gesti culturali stereotipati (pubblicazione, rassegna stampa, presentazione) come rituali magici di contenimento dell’ansia. Sgomitare più di prima senza pietà. Approfittare della confusione per arraffare due lattine di carne avariata. Aprire una testata o fare accanimento terapeutico su una rivista on line. Sopravvivere, insomma, come si può. In genere male. Oppure si può lasciare la cittadella e andare a vivere nei boschi. Che non significa, attenzione, sparire dai radar, ma agganciarsi a fonti di energia diverse dal sistema in collasso. La ragione per cui il popolo delle lettere preferisce invece restare in stand-by piuttosto…
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