Eventi Letteratura

Roberto Calasso, uno dei più grandi. Se non il più grande

La morte di Roberto Calasso è un'onda sismica che si propagherà non solo nell'editoria italiana, ma nel nostro intero sistema culturale, per anni a venire. Un'assenza vastissima che non tarderà a farsi sentire, che cambierà equilibri e panorami di idee, temi, proposte. La scomparsa di una figura così enorme è qualcosa che non può non produrre conseguenze, anche per chi non ha mai letto un suo libro.

di Andrea Zanni

Lo scrittore, editore e fondatore di Adelphi, Roberto Calasso

Ne parlavo giusto l’altro giorno con Daniele Rosa: sarebbe bello ridefinire i nostri criteri di importanza intellettuale guardando all’impatto, all’influenza di una persona sul mondo culturale di un paese. Ridisegneremmo il canone non solo con gli autori, ma anche con gli editori, i traduttori, gli editor: gli sherpa nascosti e pazienti che solitamente portano un libro da una lingua a un’altra, da un passato a un oggi.

Il confronto tra Roberto Calasso e Antonio Franchini su memoria, editoria, scrittura.

In questo senso, Roberto Calasso è stato davvero uno dei più grandi. Se non il più grande. Un editore “senza tema”: senza binari predefiniti, senza generi, ma anche senza paura. L’unico cognome che non appare nella lista dei grandi editori del Novecento, ma la cui assenza è già una dichiarazione. Quel poco che ho da dire di Calasso l’ho già detto altrove (soprattutto in questo articolo qui). Diceva bene oggi Luca Pantarotto: «La morte di Roberto Calasso è un’onda sismica che si propagherà non solo nell’editoria italiana, ma nel nostro intero sistema culturale, per anni a venire. Un’assenza vastissima che non tarderà a farsi sentire, che cambierà equilibri e panorami di idee, temi, proposte. La scomparsa di una figura così enorme è qualcosa che non può non produrre conseguenze, anche per chi non ha mai letto un suo libro, anche per chi non l’avesse mai sentito nominare prima di oggi. In giro leggo molti post che in qualsiasi altra occasione mi sarebbero sembrati iperbolici, fuori luogo: “è finita un’era”, “è finito un mondo”. In questo caso è tutto vero e ce ne accorgeremo, credo, ben presto.» Sono d’accordo con lui che oggi le iperboli sono concesse: Calasso era uno degli ultimi grandi intellettuali europei, fuori scala per profondità e vastità della propria influenza culturale. Un uomo che ha lavorato sessant’anni ai vertici di una casa editrice, che è stato amico di tutti i grandi scrittori di un intero secolo, che leggeva direttamente in otto lingue diverse, che ha iniettato nella lingua italiana centinaia di capolavori di ogni tempo e di ogni spazio. Un’influenza incalcolabile sulla vita delle persone: un’influenza incalcolabile nella mia, di vita, per quello che conta. Per me, conta moltissimo.

Diceva Borges che Stevenson “era una delle forme della felicità”. Lo è stato anche Calasso, a suo modo. Bob, il discepolo di Bobi, capì subito come leggere fosse più importante di scrivere: bisognava far leggere, dunque, rendendo l’editoria un genere letterario, un’arte a sé stante. Ho avuto la fortuna di vederlo un paio di volte in questi ultimi anni (lo cercavo come uno stalker alle fiere, gli stringevo la mano dicendogli “lei è il mio eroe”), e alcune macchie sul viso, alcune incertezze nella voce, l’apparente frenesia pubblicatoria degli ultimi anni mi avevano fatto intuire che qualcosa non andava. La notizia di oggi mi rattrista molto, non mi sorprende. Muore oggi, quando in contemporanea escono due suoi libri autobiografici: uno sull’amato Bobi (ma quanto deve essergli mancato? ma cosa deve aver voluto dire riempire quelle scarpe, a soli vent’anni?), uno sui suoi primi tredici anni. Bob stava a Bobi come Borges stava a Macedonio Fernandez: sempre in debito di riconoscenza e di affetto, ma incomparabilmente superiore, più vasto, più compiuto. Forse è forzato, ma oggi la penso così: la storia di Adelphi è la storia di un lutto. La storia di un discepolo che insegue le orme del suo maestro, cercando di esserne all’altezza, per tutta la vita. Ce l’hai fatta, Bob. Sei stato il più grande. Ci mancherai molto.

Repost 29 luglio 2021


2 commenti

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