
Questa volta iniziamo in un modo insolito, con un tweet. Quello che l’account del Quirinale ha cinguettato ieri in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Pavia. Da cosa nascono le dichiarazioni del Presidente Mattarella? Anche da episodi di questo tipo:

Durante le scorse settimane in tanti e tante ci avete chiesto: “Come mai non raccontate della violenza verbale sul tema dei vaccini?”. E a farlo sono state persone con posizioni sull’argomento diametralmente opposte. In effetti Parole O_Stili non ne aveva ancora avuto modo di parlare, e non per dimenticanza o superficialità, semplicemente per mancanza di occasioni. Sul tema noi possiamo dire soltanto una cosa: basta. Rallentiamo il passo. Fermiamoci tutti.
Non è una gara a chi alza di più la voce, non è “lotta” a squadre, non serve inasprire i toni del linguaggio per portare avanti la propria idea. Quello che serve è fermarsi e provare a comprendere l’uno le motivazioni dell’altro, fare quel grande sforzo di cercare parole che sappiano essere ponti e non micce pronte a prendere fuoco.
Facile da fare? Assolutamente no, ma è la sola strada che noi singoli cittadini possiamo seguire per poter superare questo periodo, già carico di enormi difficoltà. Ascoltare, confrontarci e allenare quel “muscolo” dell’empatia che, ahinoi, a volte sa nascondersi benissimo.
Ma se a utilizzare parole d’odio e di violenza fossero invece i rappresentanti delle istituzioni? Il problema è reale e, in più occasioni, la nostra associazione ha invitato i nostri politici a utilizzare un nuovo stile comunicativo, soprattutto sui social. Lo abbiamo fatto con le iniziative di sensibilizzazione #CambioStile e #StileComune. In tanti hanno aderito e in tanti hanno preso davvero sul serio l’adozione dei principi del Manifesto della comunicazione non ostile. Ovviamente però la strada è ancora molto, molto lunga. Lo evidenzia bene la giornalista Arianna Ciccone in un post su Facebook, dove riferendosi alle espressioni utilizzati da due noti politici scrive:
“Eppure la potenza di fuoco di quelle parole, che avvelenano e intossicano con la loro violenza il discorso pubblico, non è minimamente paragonabile a @fiorellino56 che esprime il suo odio, la sua rabbia online senza filtro, ma in maniera del tutto irrilevante. Le espressioni odiose di Meloni e Cingolani al contrario hanno la forza di essere mainstream e influenzare il dibattito, sdoganando altrettanta violenza nelle discussioni pubbliche. Una violenza e una potenza che non sono intercettate come tali da esperti, legislatori e giornalisti pensosi che un giorno sì e l’altro pure si dicono preoccupati per la deriva di odio e violenza sui social, che andrebbe repressa per legge.”
Quello che a noi qui interessa non è lo specifico caso raccontato, perché i nomi di Meloni e Cingolani possono essere sostituiti con quelli di tanti altri politici, di qualsiasi altro colore. Quello che si vuole mettere in evidenza è che “Il peso delle parole dipende da chi le dice”, come cantava il rapper Fabri Fibra in una canzone di alcuni anni fa.
La responsabilità, quindi, di un rappresentante delle istituzioni è sicuramente maggiore… ed è proprio per questo che nel dicembre del 2017 abbiamo voluto stilare un Manifesto della comunicazione non ostile per la politica, così da invitare i nostri politici “a un impegno spontaneo e personale affinché il dibattito sia concentrato su contenuti e idee orientati al bene comune, attraverso un linguaggio rispettoso e non ostile, evitando che la rete possa diventare una zona franca dove tutto è permesso ed educando invece alla responsabilità le community di riferimento. Un’applicazione pragmatica sui toni e lo stile da adottare durante i confronti e i dibattiti con gli avversari, siano essi online oppure offline.”
Ad oggi sono oltre 300 gli esponenti politici, soprattutto sindaci, assessori e consiglieri che hanno aderito ai principi del Manifesto e lo stanno promuovendo all’interno delle loro comunità e delle loro community. Tra questi i sindaci e le sindache di Milano, Torino, Firenze, Bari, Palermo, Verona, Padova, etc…
Addirittura, in vista delle prossime elezioni amministrative del 3-4 ottobre, tanti candidati lo hanno scelto come carta etica della loro campagna elettorale.
Tra questi c’è il Sindaco di Milano, Beppe Sala, che lo ha adottato ufficialmente lo scorso febbraio in occasione della presentazione della sua candidatura ma anche esponenti di realtà più piccole:
– Ettore Di Ventura – Candidato a sindaco di Canicattì
– Federico Ferri – Candidato al Consiglio comunale di Milano
– Sara Accorsi – Candidata Sindaca a San Giovanni in Persiceto
– Paola Palma – Candidata Sindaca a Arcore
– Salvatore De Punzio – Candidato Sindaco a Latiano
– Giuseppe Lanzara – Candidato Sindaco a Pontegnano Faiano
– Giancarlo Bruno – Candidato Sindaco a San Giorgio del Sannio
– Francesco Cereda – Candidato Sindaco a Vimercate
All’elenco si aggiunge anche la lista “Insieme per Telti – Lista Civica del candidato Giuseppe Pinna”.
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Per concludere: cittadini e istituzioni sono chiamati entrambi a esprimere al meglio il proprio senso di responsabilità. Perché è solo se si corre in parallelo che si possono fare piccoli passi in avanti, lì dov’è il terreno del confronto e della comprensione. Un posto utopico? Forse. Ma noi vogliamo provarci.