Sylvie correva a perdifiato per quelle stradine strette e solitarie, ormai sul far dell’imbrunire.
Il suo abito parigino di tulle con decorazioni in organza si gonfiava al passaggio dell’aria frizzantina di novembre.
Doveva essere rientrata già da un pezzo nel suo convento, adiacente alla cattedrale di Narbonne. E invece i balli, i profumi e i vestiti dai colori sgargianti insieme ai loro ventagli variopinti, l’avevano come rapita in quelle stanze che decantavano ad alta voce tutti i loro sfarzi.
Quella sua fuga nella vicina Perpignan avrebbe sicuramente fatto infuriare le suore, ma come avrebbe potuto rinunciarvi, dopotutto?
Dal momento in cui ricevette il suo biglietto, quel ballo divenne l’unico scopo di vita, l’unica ragione per cui stare in silenzio a contare i giorni e le ore, durante le lunghe e noiose letture con la madre superiora.
D’altronde, quel collegio, il suo convento, stava diventando peggio di una prigione per una…
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