
«La bellezza salverà il mondo». Мир спасет красота (mir spaset krasotà). Letteralmente: Il mondo (lo) salverà la bellezza. Chi lo dice? E in che senso? Intanto non è una frase pronunciata da Dostoevskij. Semmai, dal principe Myškin, protagonista del romanzo «L’idiota». Ma nemmeno questo è proprio esatto. Nel senso che nel romanzo si dice solo che il principe abbia pronunciato questa frase, ma quando qualcuno (il giovane Ippolit) gliene chiede conferma pubblicamente, ad alta voce, quasi prendendolo in giro per l’ingenuità della frase e attribuendola alla sua condizione di innamorato («È vero, Principe, che Lei una volta ha detto che la bellezza salverà il mondo?»), lui non risponde: non nega, né conferma che abbia mai detto questa frase. E dunque? L’ha mai pronunciata questa frase?
Dostoevskij ci lascia nel dubbio. L’unica volta che il principe parla esplicitamente della bellezza, nel romanzo, avviene in casa del generale Epančin, nella prima parte del romanzo, quando viene invitato a pronunciarsi sull’aspetto delle donne di casa. Riferendosi in particolare a Aglàja Ivànovna, la figlia minore del generale, dice che «la bellezza è un enigma» e che pertanto lui è impreparato a definirla. Straordinaria ambiguità (e ironia) di Dostoevskij. Che cosa voleva dire con questa frase? Per capirlo, bisogna cercare una definizione simile nel romanzo «I fratelli Karamazov», pubblicato dieci anni dopo. È Dmitrij Karamazov a pronunciarla: egli afferma che la bellezza è misteriosa e indefinibile, e proprio per questo è «una cosa spaventosa e terribile». La bellezza, dunque, per Dostoevskij, è posta da Dio come un enigma da risolvere, come qualcosa di apocalittico, nel senso etimologico della parola, ovvero come «disvelamento»: mostra, cioè, quel che se ne sta nascosto, e ciò che se ne sta nascosto può essere spaventoso e terribile, può cioè portare perfino uno sconvolgimento totale.
Niente a che vedere con un’idea consolatoria della bellezza. L’idea della salvezza, allora, semmai il principe Myškin ha pronunciato questa frase, è così che va intesa: per essere salvato il mondo deve mostrare ciò che è nascosto, deve rivelare il suo mistero, e per farlo deve attraversare l’apocalisse.