Robert Frost, uno dei maggiori (se non ‘il’ maggiore) poeta americano del Novecento è il solo, nel suo genere, a essere stato insignito per quattro volte del premio Pulitzer, ma non sono i premi che contano, in questo caso. Un premio non racconta necessariamente chi è uno scrittore o una scrittrice, nel migliore dei casi un premio racconta un culmine, una vetta, un lampo.
L’identità vera di un’anima d’artista sta nel mezzo, nella foschia.
E Robert Frost nella foschia esistenziale e poetica ha costruito mappe e sentieri. Principalmente per perdersi. E fra le intricate radici della sua esistenza, tante le lapidi lasciate indietro, le malattie psichiatriche, la depressione, la finitudine dei corpi amati. Sopravvivere a chi ami è una muta dolorosa, un cambiamento di pelle che fa di te un albero scorticato.
Sconquassato dal dolore e dal tormento, ecco la natura, così simile alla vita, all’eterno ritorno: spietata e neutrale…
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