da redazione

Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così il trauma è bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare alla posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni, finché non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finché non sei un bebè. Quando sei sufficientemente piccolo ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li passi tranquillo, flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
Prima di Woody Allen, però, la pensata l’aveva già fatta Mark Twain:
“La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere già ottantenni e gradualmente diventare diciottenni”.
E ancora: nel 1922 Francis Scott Fitzgerald scrisse un breve racconto, noto a tutti grazie alla trasposizione cinematografica di David Fincher nel 2008 (con Kate Blanchett e Brad Pitt), dal titolo “Lo strano caso di Benjamin Button” sul medesimo argomento di vita al contrario. E non è da escludere che anche altri lo abbiano fatto, Woody Allen, siamo certi non per ultimo, si è solo accodato.