di Terry Passanisi
Il caso di Giulio Regeni è uno degli esempi lampanti di come la società italiana, oggi, e di conseguenza la sua classe dirigente siano tutto un “chiacchiere e distintivo” senza anima e moralità. A parti invertite, data la citazione. Ai nostri tempi, piccoli omuncoli vestiti da sceriffo, ma con abiti di grande stazza per non smentire mai l’antica saggezza popolare a riguardo delle misure, si permettono di strumentalizzare politicamente un caso atroce che di politico ha relativamente poco. Che di indegno e prettamente istituzionale, invece, ha tutto. Attenzione: non commettiamo il banale errore di confondere la Politica con le Istituzioni. Potrebbe essere la cosa più facile del mondo, chiaro. Molto semplicemente la prima è la scienza preposta ad amministrare lo stato, le seconde sono gli organi che devono preoccuparsi della vita pubblica dei cittadini – che si tratti del presidente della repubblica o di un giovane e bravo giornalista di stanza in Egitto. Spero si colga la differenza tra Politica e Istituzioni quindi, e quale sia il compito precipuo dei due soggetti.
La barbarie per i morti ammazzati deve indignare e scuotere la coscienza di tutti. La sola discriminante che potrei ammettere, seppure con qualche riserva, è la perdita di sanità mentale di chi stesse lì a sproloquiare un “se l’è cercata”. Ha a che fare con l’Umanità, con la Giustizia, con la Verità, con la credibilità di uno Stato e di una Nazione, coi loro valori assoluti, mai con le simpatie per questo o quell’altro leader.
Letture consigliate:
- Tortura – Donatella Di Cesare (Bollati Boringhieri, 2016)