di Mahya Karbalaii
L’Italia è il paese ospite della fiera del libro della capitale iraniana. In un Paese dove negli ultimi anni la censura sui libri si è allentata. E la speranza è tutta nelle mani dei giovani lettori: più del 60 per cento dei visitatori sono studenti sotto i trent’anni.
Con cinque milioni di presenze in 10 giorni è il più grande evento culturale del Paese. Oltre che un gigantesco mercato: in uno Stato in cui le spese in cinema, teatro e lettura restano inferiori al 2 per cento del reddito familiare (di soli 6.800 euro l’anno in media, in città), l’anno scorso i visitatori hanno speso in questa occasione ben 40 milioni di dollari. È la Fiera del Libro di Teheran, fondata nel 1988, che vedrà quest’anno come ospite d’onore, dopo l’Oman nel 2015 e la Russia lo scorso anno, l’Italia: il primo Paese europeo a prendersi questo spazio, in occasione dell’anniversario per i 30 anni della kermesse.
Un’occasione per provare a incontrare nuovi lettori in un Paese dove i libri di preghiera come il Corano e i manuali raccolgono da soli il 35 delle pubblicazioni (il 75 del valore), circa 450 milioni di euro. La letteratura straniera è comunque molto diffusa in Iran, molto più che in Europa, anche se il tricolore resta indietro rispetto a Gran Bretagna, Francia e Russia. «La maggior parte delle persone legge romanzi: d’amore o gialli. I gialli inglesi si vendono molto, perché sono semplici da leggere e abbiamo tanti tradut[…]