da redazione

Mathias Énard, Ultimo discorso alla Società proustiana di Barcellona
Ultimo discorso alla Società proustiana di Barcellona accompagna vent’anni di scrittura romanzesca e disegna una sorta di autobiografia nomade dell’autore di Bussola, Premio Goncourt 2015.
Traduzione dal francese di Lorenzo Alunni e Francesco Targhetta
€18,00 – pp. 272
Il libro
Attraverso questa raccolta di vagabondaggi, Mathias Énard traccia la sconfinata mappa della sua scrittura e della sua geografia interiore. Da Beirut a Sarajevo, dalla Russia al Tagikistan fino alla Spagna, l’autore di Bussola ci offre schegge di racconti esplosi, folgoranti, talvolta sensuali, spesso imprevedibili.
Nutrito dai rumori soffocati della guerra e del caos planetario, questo Ultimo discorso ci fa sentire l’eco lontana del conflitto in Libano, ci mette sulle tracce divenute sempre più sfuggenti del genocidio ebreo in Polonia, ci consente di percepire la spettrale presenza degli scontri che hanno lacerato i Balcani, ci conduce nelle pianure russe prima di lasciarci ai piedi dell’ultimo letto di Proust, per un ultimo immobile viaggio.
Attraversando forme letterarie classiche e moderne con la stessa attitudine di un esploratore, Mathias Énard percorre prosa, lasse poetiche, versi rimati e ci restituisce poesie il cui stile, avventuroso e poliglotta, ricorda Blaise Cendrars, François Villon o Federico García Lorca per la loro brutale semplicità e la loro evidenza poetica.
L’autore
Mathias Énard è nato nel 1972. Dopo essersi formato in storia dell’arte all’École du Louvre, ha studiato arabo e persiano. Dopo lunghi soggiorni in Medio Oriente, nel 2000 si stabilisce a Barcellona, dove collabora a diverse riviste culturali. All’attività di professore di arabo all’università autonoma di Barcellona affianca quella di traduttore. Fra le sue opere ricordiamo Breviario per Aspiranti terroristi (Nutrimenti), Zona (Rizzoli), Parlami di battaglie, di re e di elefanti (Rizzoli), Via dei ladri (Rizzoli), L’alcol e la nostalgia e La perfezione del tiro (Edizioni E/O). Con Bussola (Edizioni E/O 2016) ha vinto il premio Goncourt e il Von Rezzori ed è stato finalista al Man Booker International prize e al Premio Strega Europeo.
Cloé Mehdi, Nulla si perde
Struggente, inquietante, molto sensibile, agghiacciante, Cloé Mehdi ci racconta una storia di oscurità assoluta.
Traduzione dal francese di Giovanni Zucca
€ 18,00 – pp. 304
Il libro
Mattia Lorozzi è un ragazzino di 11 anni che vive in una banlieue francese non meglio precisata. Alla sua età ha già conosciuto un carico di sventure sufficiente per una vita intera. I genitori lo hanno, in modi diversi, abbandonato e lui dunque vive con Zé, suo tutore, giovane di buona famiglia dalla quale però si è allontanato dopo la morte accidentale di una compagna di liceo, qualche anno prima. Tutte queste esistenze ruotano per molti aspetti intorno a un episodio di violenza poliziesca di una decina d’anni prima: Said, un ragazzo di banlieue picchiato a morte da un poliziotto.
Un passato che riemerge, al pari dei graffiti col volto di Said tracciati sui muri, e subito ricoperti. Inquietudini private e pubbliche che si sommano, distruggendo vite.
Un romanzo malinconico e dolente, a tratti cupo, su vite tritate da un tritacarne sociale che non perdona gli errori, ma che nonostante ciò non perde la bussola della speranza, di una possibile ripartenza.
L’autrice
Cloé Mehdi, giovane autrice (1992) nata nella zona di Lione, ha scritto Monstres en cavale che ha ottenuto il prix de Beaune 2014. Con Nulla si perde l’autrice ha inanellato una serie di riconoscimenti tra cui il premio Étudiant du polar 2016, il Dora Suarez 2017, il premio Mystère de la critique 2017, il premio Blues & Polar, il premio Mille et Une feuilles Noires.
Tim Finch, Colloqui di pace
«Esistono storie di guerra e storie d’amore, ma solo raramente le troviamo intrecciate in un connubio così riuscito. Tim Finch ha scritto un romanzo magistrale: una storia intima, ma dal respiro epico. Con umorismo e malinconia insieme, l’autore tesse un resoconto confidenziale di ciò che significhi negoziare la pace, sia con gli altri che con se stessi».
Colum McCann
Traduzione dall’inglese di Silvia Castoldi
€ 17,00 – pp. 192
Il libro
Edvard Behrens è uno stimato diplomatico di lungo corso, famoso per il suo lavoro di mediazione nell’ambito dei negoziati di pace internazionali. Grazie ai suoi interventi, atrocità inimmaginabili vengono messe sul tavolo e analizzate con rigore esemplare; confini ancestrali e invisibili, sconvolti e deteriorati dai conflitti, vengono riscritti.
Per lavorare al suo ultimo incarico, Edvard soggiorna in un hotel di lusso non meglio specificato in Tirolo. Lì, in alta montagna, respira un’aria pura e incontaminata. Nei momenti di tregua dal lavoro, Edvard legge, passeggia, ascolta musica. La sua unica confidente è la moglie Anna. Anna, il suo grande amore; Anna, sempre al suo fianco, eppure irrimediabilmente assente.
Onesto, tragico, acuto, ricco di saggezza e dignità, semplicemente indimenticabile: Colloqui di pace parla di amore, di dolore, del nostro inalienabile desiderio di pace, e così facendo traccia una mirabile topografia dei luoghi più intimi e oscuri dell’animo umano.
L’autore
Tim Finch è autore di un precedente romanzo, The House of Journalists. Ha lavorato per la BBC, il think tank dell’Institute for Public Policy Research e il Refugee Council. Vive a Londra.