Cultura Letteratura Società

Italiani, brava gente?

La notizia della scomparsa di Angelo del Boca ha avuto soltanto qualche breve trafiletto su alcuni siti, quando avrebbe dovuto ricevere ampia diffusione e contribuire alla riscoperta di quel dibattito che l'intellettuale aveva aperto sui crimini terribili che hanno caratterizzato la storia dello Stato italiano.

a cura di Cannibali e Re

Un fotogramma tratto dal film “Italiani, brava gente” di Giuseppe De Santis del 1964

Ieri è passata in sordina la morte di Angelo Del Boca, storico ed autore del celebre saggio “Italiani, brava gente?”. La notizia, che ha avuto soltanto qualche breve trafiletto nelle sezioni culturali di alcuni siti di giornali, avrebbe dovuto invece ricevere ampia diffusione e contribuire alla riscoperta di quel dibattito che faticosamente Angelo del Boca aveva aperto ormai alcuni decenni or sono, quello sui crimini terribili che hanno caratterizzato larga parte della storia dello Stato italiano. 

“Italiani, brava gente?” fin dal titolo cercava di mettere in discussione quello stereotipo tanto caro alle nostre classi dirigenti, quello dell’italiano sornione, guascone, incapace di compiere crimini e nefandezze attribuite agli altri europei. Uno stereotipo ancora attuale – lo abbiamo constato anche noi tante volte – incardinato sul benaltrismo delle altrui responsabilità e sulla ripetizione ossessiva di luoghi comuni legate a tutte le vicende storiche che hanno coinvolto il nostro paese. Del Boca, realizzando un lavoro inattaccabile dal punto di vista della ricerca storiografica, ha letteralmente spazzato via questo processo di autoassoluzione nazionale raccontando come, fin dall’Unità, il nuovo stato unitario si sia caratterizzato per una violenza sistemica dentro e fuori i propri confini.

Lo ha fatto mettendo in fila le vicende legate all’occupazione militare del meridione dopo il 1861, le terribili pagine del colonialismo italiano, le pagine criminali dell’occupazione dei Balcani e della Grecia, le violenze contro i nostri soldati durante la Grande guerra. Una storia la neonata Repubblica ha sempre cercato di occultare o minimizzare. Sui libri di storia per la scuola dell’anno 1947 si diceva testualmente che “il popolo italiano era stato ingiustamente calunniato”; che “l’Italia ha sempre sofferto nei suoi rapporti con la Germania […] e che vuole imporre la propria volontà con la forza […] sono forse incorreggibili? Noi italiani e i popoli delle altre nazioni dobbiamo augurarci che il popolo tedesco si converta.”  

Del Boca insomma ha cercato di combattere una memoria collettiva fondata sul falso storico, sulla deresponsabilizzazione, sul vittimismo. Lo ha fatto diventando un personaggio scomodo e divisivo per tutti coloro che della cancellazione dei crimini dello Stato hanno fatto un vero e proprio baluardo della loro attività culturale e politica. Noi non possiamo invece che ringraziarlo perché il suo impegno coraggioso ha aperto la strada a tanti storici che hanno continuato il suo lavoro, dimostrando come uno dei compiti fondamentali di chi si occupa di storia sia quello di essere liberi ed indipendenti nei processi di ricerca e analisi dei fatti.


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