Cultura Letteratura

Che Del Boca ci perdoni

Sulla famigerata 'disputa' Del Boca-Montanelli vale la pena mettere in fila alcuni punti elaborati con grande pazienza e moderazione dallo storico Marco Lenci in un articolo del 2003.

di Franco Palazzi

Le cartoline del tempo per i soldati che rivendicavano le atrocità dell’uso dei gas e degli stupri di massa.

Nelle settimane scorse capolavoro di Pierluigi Battista su Huffington Post: prende a pretesto la morte di Angelo Del Boca, gigante della cultura italiana del secondo Novecento e demistificatore a tratti eroico delle fandonie sulla mitezza del colonialismo italiano, per fare l’ennesimo panegirico di Indro Montanelli, che dei misfatti coloniali italiani fu minimizzatore quando non vero e proprio araldo. Il motivo? “Del Boca scrisse che in Etiopia il regime fascista aveva fatto massicciamente uso criminale di gas contro la popolazione locale smentendo il mito degli italiani brava gente, Montanelli ingaggiò una dura e furente battaglia contro la tesi di Del Boca. Ma quando Montanelli prese atto che il suo rivale, sulla base di una documentazione incontrovertibile, aveva ragione, non esitò a chiedere scusa all’avversario”. Segue esaltazione della presunta umiltà montanelliana, che dimostrerebbe la propria superiorità rispetto a quant* invece non hanno chiesto scusa – leggi: le compagne di Non Una di Meno e i compagn* di LuMe – per aver sbeffeggiato la statua del vecchio colonialista.

Vale allora la pena mettere in fila alcuni punti elaborati con grande pazienza e moderazione dallo storico Marco Lenci in un articolo del 2003, peraltro liberamente accessibile (link):

  • Montanelli si scusò con Del Boca solo dopo che, dal primo direttamente sollecitato, il ministro della difesa Corcione lo sbugiardò in Parlamento, ammettendo l’uso delle armi chimiche in Etiopia. In precedenza, Montanelli aveva avuto nei confronti di Del Boca e delle sue argomentazioni “un linguaggio denigratorio e spesso insopportabilmente offensivo”;
  • Non ci fu nessun eroico duello intellettuale, al più un dibattito che fu “proficuo” perché permise si spazzare via le posizioni del giornalista di Fucecchio: Del Boca presentava documenti, Montanelli li sminuiva asserendo che la sua partecipazione diretta al conflitto (“Io c’ero!”) “poteva minimizzare qualunque acquisizione archivistica”;
  • Come Lenci dimostra lungamente, l’esperienza sul campo di Montanelli rispetto ai crimini di guerra italiani vale meno di zero, perché mentre l’esercito usava armi chimiche il giornalista “si trovava a centinaia di chilometri di distanza” dal fronte, ad Asmara, nella redazione del quotidiano per cui lavorava. In generale, la sua partecipazione alle attività belliche fu quasi nulla, venendo egli ferito una delle primissime volte che ebbe a che fare con dei nemici;
  • Persino nel famoso articolo in cui si scusava con Del Boca, Montanelli minimizzava le prove incontrovertibili fornite pubblicamente per anni dall’unico storico tra i due, affermando che, nel caso del colonialismo italiano, il fatto “raramente corrisponde al documento” – con l’implicazione che corrisponderebbero tendenzialmente al fatto, invece, le opinioni di fascisti che facevano propaganda coloniale a centinaia di chilometri di distanza.

Se fossimo non dico in Germania, ma persino nel razzistissimo Regno Unito, dopo un pezzo come quello di ieri Battista dovrebbe prendersi almeno una lunga vacanza – o per dirla nei suoi termini, mostrarci di essere un gran signore ‘chiedendo scusa’. Invece, parafrasando il vecchio Enzo Biagi, c’è da scommettere che continuerà imperterrito a dire “la sua e pure quella degli altri”. Che il povero Del Boca ci perdoni.

Repost Facebook del 13 luglio 2021


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