Tizio e Caio Giulio Cesare Catozzo

di Michele Serra. Se non esiste, tra i contemporanei, un Otto Hitler, non è solamente per ragioni biologiche (l’omino coi baffi non ebbe figli). È perché in Germania i conti col nazismo sono stati duri e definitivi, ed eventuali eredi del vecchio Adolf avrebbero certamente provveduto a cambiare cognome e rifarsi una vita lontano da quell’ombra orrida e vergognosa. Onta del genere umano. In Italia, si … Continua a leggere Tizio e Caio Giulio Cesare Catozzo

Il mondo di Greta

di Stefano Bartezzaghi. Nell’agosto scorso la sedicenne Greta Thunberg ha cominciato a presidiare il Parlamento svedese — prima ogni giorno, poi tutti i venerdì — con un cartello che annunciava uno “sciopero scolastico per il clima”. Neppure lei avrebbe potuto immaginare che, appena sette mesi dopo, al suo appello avrebbero risposto tanti studenti e tante altre persone, in tutto il mondo, come è successo ieri. … Continua a leggere Il mondo di Greta

La soddisfazione dei giusti

di Terry Passanisi.

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Foto tratta da Repubblica.it

Dopo anni in televisione con toni supponenti e stentorei ad ammorbarci con le sue false ragioni, e mise improbabili da dominatore di un mondo fantastico a sua immagine e somiglianza, è finalmente possibile vedere il criminale di alto rango Formigoni finire in galera. Ci si augura che lo segua a ruota l’intero sistema. Altolà! si sente già apostrofare indignati da destra e da manca: guai a festeggiare per qualunque uomo che finisca a scontare una pena; guardiamolo sommessamente senza nemmeno increspare un labbro. Noi siamo diversi… Sì, è vero.

Mi si permetta: non è piacere, voluttà fine a se stessa. Dir Leggi tutto…

La paralisi bianca e l’uomo nero

di Paolo Rumiz

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Bologna stazione, ore 15. Visione caleidoscopica di un Paese in tilt. Freccerosse in ritardo di tre, quattrocento minuti. Tabelloni elettronici assurdi, che mostrano i treni delle 10 del mattino ma non quelli in arrivo imminente. Annunci sonori automatici resi incomprensibili dal frastuono del pubblico posseduto da un frenetico andirivieni. Nessuna voce autorevole che spieghi cosa accade e indirizzi i passeggeri. Scale mobili prese d’assalto. Fiumane che salgono e scendono negli inferi dell’alta velocità. Impossibile sedersi, alcune donne anziane piangono. Fuori fa freddo, e la sala d’aspetto è strapiena. E meno male che c’è, oggi che in Italia si paga anche per la pipì.

La stazione di Bologna è un purgatorio dove regna un sottomesso silenzio. Nessuno impreca. Comunicazione interpersonale zero. Tutti sono chini sugli smartphone, ciascuno per conto suo, separatamente in cerca di vie d’uscita alternative. E intanto, nei corridoi sotterranei, ecco la visione surreale di cinque uomini in mimetica che, anziché soccorrere i naufraghi delle “frecce”, attorniano armati uno straniero di pelle scura che cerca nella giacca documenti che verosimilmente non ha. Passano dei ragazzi con zaini, deridono il “clandestino”, e la forza pubblica non reagisce. Mai mi è apparsa più chiara la funzione del capro espiatorio. In assenza di soluzioni, serve a sfogare sull’alieno la rabbia della gente.

Vent’anni fa sarebbe stata la rivoluzione. Oggi niente. Perché? Come mai questo Paese taglieggiato dalle camorre, desertificato dalla grande distribuzione, saccheggiato dalle banche, bastonato dalle tasse, espropriato deg continua a leggere…